L'OROLOGIO ROTTO
PRISON CHRONICLES / 2013 N.10
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In questo mondo in cui viviamo, visto che per ades- so abbiamo solo questo, con l’aumento della popolazione mondiale, uno dei temi molto discussi, nei vari congressi, dai rappresentanti delle nazioni più influenti è stato l’inquina- mento con i tantissimi rifiuti che la popolazione abbandona nell’ambiente (senza troppa attenzione) nel corso della pro- pria esistenza. Nel tentativo di contrastare questa emergenza, si è giunti ad una conclusione: la necessità di riciclare i mate- riali riutilizzabili. Seppur oggi ci sia ancora mol- to da lavorare su questa inizia- tiva, vi dico che ci sono tantis- sime città che operano molto bene. Questo processo di tra- sformazione di materiali da rifiuto è visibile nell’ambiente e assegna a chi lo pratica un at- testato di grande civiltà, facen- do rispecchiare e coinvolgere sempre più paesi. Peccato che io non sia un loro cittadino, ma ugualmente abito qua da circa 4 anni, a Bolzano, in via Dante 28A. Forse alcuni lettori ignoreran- no l’esistenza di questa strada, ma per coloro che ci abitano (in questa Casa circondariale) è la più lunga da percorrere. È una fatica. A prescindere da, ciò tornando a parlare di rici- claggio, questa volta di perso- ne, non di rifiuti. Mi chiedo, chissà se questa società sarà pronta ad acco- gliere chi ha vissuto come me in questi luoghi; sto aspettan- do il momento opportuno per poter far valere le mie qualità e mostrare i miei cambiamenti. Dato che in questi anni ho avu- to molto tempo per preparare questo riscatto, ho voluto oc- cupare queste giornate vuote, tutte simili fra loro, con corsi di cucina e di specializzazione di cucina, che si svolgono tutte le settimane tranne i festivi. Il primo anno mi sono iscrit- to per curiosità, era il lontano 2010 e non lo posso dimenti- care perché erano i primi mesi che affrontavo questo mio cal- vario, non conoscevo nessu- no del gruppo ma trovai una grande accoglienza che dava la sensazione di un gruppo di persone già conosciute, nono- stante provenissero da varie nazioni. Il corso, come tutte le cose che aiutano a stare bene, finì, ma non per sempre, era solo rimandato a settembre, quando vengono ripresi i corsi scolastici all’interno dell’istitu- to. Da settembre ebbi l’occasio- ne di riprendere il corso dall’i- nizio per poterlo completare, visto che quello precedente lo avevo cominciato tardi (sono stato arrestato a dicembre) e frequentato per poco tempo. Uno quando pensa “Corso cu- cina” immagina solo di impa- rare a cucinare, ma non è così, ci sono molte lezioni di teoria che cominciano prima di en- trare in una vera cucina. Si par- te con l’educazione alimentare, tecniche di cucina, informatica, diritto, matematica, italiano e tedesco; in seguito, dopo alcu- ne settimane, si accede anche ai fornelli. Proprio in questo campo, nella preparazione dei cibi, rimasi incredulo su cosa è possibile creare con uova e farina. Ero senza parole e mi complimentavo con gli Chef. Forse, se fossi vissuto ai tempi dei miei nonni, sarebbe stato normale vedere e apprezzare quelle trasformazioni, ma sono abituato a comperare ciò che le industrie ci offrono già confe- zionato sugli scaffali delle ca- tene di supermercati. Ora dico che con semplicità ci si può nu- trire in modo sano.
Questa riflessione mi diede l’incoraggiamento a finire tut- to il corso e quando si arrivò all’esame finale lo superai. Ne fui felice, anche se ciò che mi spingeva, non era il supera- mento dell’esame, ma la pos- sibilità di creare qualcosa tutto con le mie mani. Visto che nel- la prova pratica di cucina era previsto un menu completo, con antipasti, primi piatti, se- condi, contorni e dolci, io deci- si di dedicarmi a questi ultimi, i dolci. Feci una Schwarzwald (Foresta nera), una torta tipi- ca bavarese e fu un successo. Forse sarò anche esagerato, ma ne ero veramente orgoglioso e fu apprezzata dagli insegnan- ti che la assaggiarono. Quan- do fui promosso con tanto di qualifica di Commis di cucina mi chiesi: “ma con tutte queste capacità, come sono riuscito a finire in galera?”
In questa euforia, il settembre successivo (2012), pensai di tornare a frequentare il corso, ma questa volta mi iscrissi alla specializzazione che sarebbe un corso avanzato di cucina. Anni ne sono trascorsi e sono state anche belle esperien- ze (visto il luogo vi sembrerà strano che ne parli così). Ho provato a cambiare genere nel preparare un set di menu, ma il mio istinto mi porta sempre sulla pasticceria.
Il risultato a fine esame? Un successo!!! Grazie a una torti- na dello Zar (solo il nome di un imperatore mi poteva dare l’impulso per essere all’altezza di tale importanza). Ora rias- sumendo tutto ciò, a voi letto- ri ci sono voluti pochi minuti per leggere la storia delle mie esperienze, a me ci sono voluti 4 anni per “raccontare” queste bellissime esperienze.
Tra allora e oggi c’è un arco di tempo a dividere questi due momenti.
Il fatto è che il mio orologio era rotto e da buttare, solo succes- sivamente ho scoperto che si era solo fermato, e che durante
un giro di lancette di 24 ore, mi segnalava almeno due vol- te l’ora giusta.
Cosa voglio dire?
Dico che non tutte le cose rotte vanno buttate via, ma bisogna saper aspettare e cogliere quel momento giusto per tirare fuo- ri le proprie doti e essere parte- cipi di una società che ci tende una mano, come è stato fatto per me.
RORHOF