PRISON CHRONICLES / 2008 N.4
LA FINE DI UN PERCORSO MIGRATORIO
Dragan B
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Sono nato nella ex Jugoslavia ho frequentato la scuola professionale come tecnico per macchine agricole. Mi sono diplomato a 19 anni. Ho incominciato a lavorare con mio padre che ha una ditt a di riparazione di macchine agricole, ma in casa c’era bisogno di qualche cosa di più. Parto e a arrivo in Italia come clandestino in cerca di lavoro. Non ero nuovo alla migrazione. Verso i 17 anni sono andato in Grecia a raccogliere pesche e olive. In Italia l’attività più buona era quella di lavorare nel settore automobilistico.
Compravo moto e macchine incidentate a pochissimi soldi e le mandavo a mio fratello che ha un’autoffi cina in Croazia. Lui le riparava e le rivendeva.
Ogni settimana leggevo Bazar e qui trovavo le occasioni d’acquisto. Era un ottimo guadagno.
Per più di un anno ho fatto questo lavoro. Più guadagnavo e più credevo di poter guadagnare, così ho rovinato tutt o! Sono entrato nel giro della droga come spacciatore e da quel momento ho guadagnato solo problemi.
Con la droga non si fanno i soldi: restano solo gli spiccioli per il bar e la vita è rovinata, la maggior parte del guadagno va in avvocati.
Erano certamente migliori i primi tempi in Italia, quando raccoglievo mele e lavoravo in una piccola ditta di cartongessi gestita da miei compaesani.
Non ho mai ottenuto il permesso di soggiorno e questo rendeva tutt o più difficile.
Non potevo avere una cosa in affitto e neppure un lavoro regolare. La prima carcerazione è avvenuta il giorno di Natale del 2006. Dopo due mesi sono uscito a seguito del patt eggiamento. Per me le leggi italiane erano sconosciute, pensavo si fosse concluso tutto così.
Invece quando sono diventato definitivo sono tornato in carcere, era il 2007: mi sono venuti a prendere e mi hanno portato in caserma per fi rmare la mia carcerazione, mi hanno arrestato e devo scontare 3 anni 10 mesi e 5 giorni. Da sei mesi avevo una fidanzata croata con la quale ho vissuto per un po’. Lei lavora in un albergo, mi viene a trovare ma il nostro rapporto non può avere un futuro, come clandestino sarò rimpatriato. Lei comunica con la mia famiglia per dare mie notizie, mi aiuta.
Io non ho mai scritto a casa, sono convinto che stiano male. Da minore verso i 12-13 anni, la cosa più trasgressiva che ho fatto, è stato di guidare una moto ed essere fermato. Ma le moto mi appassionavano!
Da straniero penso che le accuse di razzismo al popolo italiano non sono giustifi cate. La gente diventa intollerante se gli stranieri vanno nel loro Paese per commett ere reati. Qualsiasi popolo lo sarebbe. Anche per questo penso che la mia strada sia quella di tornare al mio paese e fare una vita legale.
Quando sono arrivato ho visto una bella Italia. Merano, dove sono stato, è una citt à perfetta: tranquilla, bella.
Ho trovato la maggior parte degli italiani gentili, mi sono fatt o anche degli amici.
Secondo me è la politica sull’immigrazione sbagliata. Manca la prevenzione e la determinazione di bloccare fi n dall’inizio i fenomeni di criminalità da parte degli stranieri.
Per aiutare veramente gli stranieri bisogna che i Paesi come l’Italia mandino nei Paesi dai quali parte la migrazione, fabbriche eccetra per favorire lì il lavoro (non lo sfruttamento).
È indispensabile per questo la collaborazione fra Stati. Prevenire l’immigrazione clandestina in Italia non è facile vista la sua posizione geografi ca, considerato che è una penisola e l’accesso dal mare è facile.
Ci sono però anche gli accordi fra i paesi che spesso non vengono fatti. Così diventa tutt o un business, di questo fanno parte i centri di accoglienza.
La migrazione è possibile se ci sono parenti o amici già emigrati in quel Paese, altrimenti si fi nisce sotto il ponte. Il passo successivo spesso è il carcere. Mancano punti di riferimento, modelli di vita che possano essere capiti e assimilati.
Forse manca il vero confronto. Così agli occhi del migrante tutt i appaiono ricchi, ben inseriti, ogni vita è migliore della sua.
Difficile però trovare la strada giusta per raggiungerla, così si cerca la scorciatoia pensando di arrivare prima alla meta.
È questo l modo per perdersi del tutto, ma lo si scopre quando è troppo tardi.
RORHOF