PRISON CHRONICLES / 2010 N.7
IL CARCERE PUNISCE DURAMENTE CHI NON HA COLPA: LE FAMIGLIE
LM
------
Chi realmente sconta la pena è la famiglia, ogni giorno, affrontando i problemi che si lasciano fuori. Famiglie spesso all’oscuro della doppia vita del marito, del compagno, del figlio. Quando si tolgono i veli è troppo tardi, tutto si scopre quando arriva il conto da pagare. Ma chi è fuori ancora raccoglie le forze per continuare a regalare amore, supporto a chi li ha sempre traditi. Figli costretti a vivere la vergogna di un padre che ha sbagliato. Lo stigma del criminale viene ereditato e questo sì ingiustamente. È la vecchia storia secondo la quale il figlio del medico deve fare il medico e quello dell’operaio non avrà altra possibilità se non quella di andare in fabbrica. E il figlio del delinquente? Avrà il destino di essere a sua volta delinquente. In questo modo però è la società a creare i mostri. Le famiglie di chi è in carcere quasi sempre hanno problemi economici, i figli non hanno certo quello che possono permettersi gli altri bambini. Le mogli perdono il lavoro perché la pubblicità fatta al rispettivo compagno ricade su di loro, quante di loro perdono il posto! Paradossalmente il detenuto vive un giorno dopo l’altro in attesa di ciò che avverrà, subendo certamente la mancanza degli affetti, ma in una situazione per certi versi “protetta”. Chi è fuori fa i conti con le difficoltà di tutti i giorni che certo non si andata cercando e di cui non è responsabile in prima persona. I bambini, prima ancora di arrivare a comprendere, sono “segnati a dito” da una società che non ha valori. Se ne avesse, proteggerebbe quei bambini, farebbe di tutto per non fare di loro degli emarginati, degli esclusi. Ogni problema che chi è in carcere vive, chi è fuori lo vive dieci volte. Le angosce, le paure, le stesse malattie vengono amplificate all’esterno e diventano, per i parenti, causa di sofferenza. Il detenuto ha una responsabilità importante, quella di mantenersi sano e combattere, di farsi vedere su col morale quando la famiglia lo viene a trovare. Almeno questo glielo deve. Adesso arriva il natale e ai bambini mancherà il papà. Babbo Natale non sempre bussa alla porta per lasciare i doni ai figli di chi è in carcere. Il carcere ruba gli affetti, i sogni dei bambini. La pena viene inflitta di fatto alle famiglie. Quella famiglia che può aiutare a cambiare vita anche al peggiore delinquente. I soldi sono un bene effimero, non lasciano niente. L’amore di un figlio, di una compagna rappresentano la forza del cambiamento. Sono proprio le famiglie però a pagare in questo sistema di giustizia. Per loro non esiste il Natale e l’Anno Nuovo non è che una mera incognita: ce la faremo? In me e nella mia compagna è forte la speranza dataci dalla fede che illumina anche i momenti bui e tristi della nostra vita. Il Natale in carcere è tanto triste; la fede aiuta a sperare in un futuro diverso.
RORHOF