PRISON CHRONICLES / 2006 I N.0
FACCE DA GALERA
Paolo F
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Chi è più felice? Chi unisce o chi divide? Chi costruisce o chi rompe? Chi dà o chi prende? Io penso che voi conosciate la risposta.
Crescere, crescere, crescere. Pare che il nostro destino, il nostro benessere, la nostra felicità, dipendano dalla crescita, abbondante e costante. La crescita si misura con il P.I.L. (prodotto intero lordo), il quale dipende da quanto consumiamo, perché il prodotto dipende a sua volta da quanto noi riusciamo a smaltirla, consumando. Dovremmo dedurre che i popoli più felici siano quelli con il P.I.L. più esuberante. Personalmente, non credo sia cosi. Accanto al P.I.L. sarebbe opportuno misurare il F.I.L., la felicità interna lorda! Autoreoli istituti di ricerca hanno annunciato che le persone più felici del mondo abitano nelle isole Vanuatu del pacifico tra la nuova Guinea e le Figi: vi viene da sorridere? La felicità è questione del tutto soggett iva, e se i 200 mila isolani in questione vivono di quel che passa la natura, dormono in fresche capanne e se ne infischiano dell’indubbio salto di qualità che consentirebbero loro i telefonini, gli elett rodomestici e tutti quei beni che stanno in cima ai nostri pensieri e per i quali a volte arriviamo a indebitarci, beh, diffi cile dire chi sia più ragionevole noi o loro. Nessuno è tanto ingenuo a proporre a noi occidentali “evoluti”una conversione al loro stile di vita. Gli isolani resistono, e quando parli loro di globalizzazione e della forza inarrestabile del mercato... non ci sentono. Ma il loro modello è riproducibile? Che cosa dunque ci possono insegnare? Un atteggiamento mentale, un nuovo modo di pensare. Meno competivismo esasperato e più condivisione, meno individualismo e più comunità: questo contribuirebbe ad aumentare la nostra felicità, se non a renderci subito felici. La società allenta tutt i i legami, il perfett o consumatore è solo, in perenne stato ansioso, proteso al consumo fine a se stesso. Recenti rapporti della Caritas denunciano il divaricamento della forbice tra i pochi che hanno sempre di più ed i molti che hanno sempre di meno, con il progressivo assottigliamento del ceto medio. In questa situazione l’unica strada verso la felicità sembra essere quella di entrare nel ristretto club dei ricchi “sgomitando” come pazzi: il risultato è una sovrapproduzione di infelici. Siamo condannati quindi all’infelicità’? No, i segnali in controtendenza esistono anche se sono ancora agli albori della diffusione.
Hillary Clinton, moglie dell’ex presidente U.S.A., scrive il manuale di solidarietà GIVING, in italiano “dare”. Qualcuno potrebbe anche storcere il naso dicendo: “Da quale pulpito viene la predica?”. A prescindere dal pulpito, la predica però è buona! Se la Clinton non vi convince, potrebbero incuriosirvi i Downshifter: “scambiare una carriera economicamente soddisfacente ma stressante, con uno stile di vita meno faticoso e meno retribuito, ma più gratificante dal punto di vista personale.” In altre parole, i Downshifter si domandano: “Quanto sarei disposto a pagare per avere più tempo, tempo per me, la mia famiglia, i miei interessi culturali e spirituali?”. Quel tempo se lo prendono lavorando di meno e, ovviamente, guadagnando di meno. D’accordo, non tutt i possono farlo, se non i professionisti con reddito medio alto (e qualche idealista… . Ma tutti possiamo contagiare chi ci sta vicino, batt erci contro la mentalità di persone assatanate nel riempire spazi di tempo vuoti con nuovo lavoro. Qualcuno (Bart)ci ripensa e teorizza la “decrescita”, che non è un regredire ed impoverirsi, ma un indirizzare diversamente le energie, dalla acquisizione di beni, ad altro che sia più sano e ragionevole.
Torniamo alle isole Vanuatu. Gli isolani non si negano alcuni piccoli piaceri in stile occidentale. Ad esempio, l’anno scorso, si sono goduti i mondiali di calcio. Dove non ci sono televisori, nè energia elett rica, hanno affittato generatori ed apparecchi tv, hanno fatt o il tifo, i ragazzini si sono comprati le magliett e della squadra preferita ed hanno tirato calci nei campett i di sabbia. Finiti i mondiali hanno restituito tv e generatori: Chi è più sano di mente, noi o loro?
RORHOF