CONOSCERE LA VITA OLTRE LE SBARRE ALDILÀ DEL FIUME
PRISON CHRONICLES / 2013 N.10
FDS
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Caro presidente della Repub- blica, con questa vorrei porLe i miei sentiti auguri di Nata- le. Mi rivolgo direttamente a Lei perché lei dovrebbe esse- re, come la nostra costituzione dice, il suo garante. Trascorrerà sicuramente il na- tale con la Sua famiglia in spazi idonei agli esseri umani, men- tre io, detenuto nel carcere di Bolzano, questo lo trascorrerò a circa 800 Km dalla mia famiglia e, cosa ancora più grave, am- massato peggio di una bestia in una cella di circa 20 metri qua- drati con altri 8 esseri umani. Con questo, capisca bene, non voglio mettere in dubbio il fat- to che io stia qua dentro, per- ché ho commesso un reato ed è giusto che io venga recluso, come costituzione dice; ma vo- glio mettere in risalto il fatto di essere recluso peggio di una bestia.
Mi è stato tolto ogni tipo di di- gnità, questo perché qualcuno non fa rispettare i diritti uma- ni. Poi ci vantiamo di essere un paese civile e facciamo mis- sioni umanitarie in altri paesi, quando non siamo capaci di mantenere la “civiltà” a casa nostra. Mi rivolgo a Lei perché dovrebbe evitare questo e far capire al popolo che il carcere non dovrebbe essere un luogo di sofferenza fisica e psicologi- ca, ma dovrebbe solamente pri- varci della libertà e rispettarci umanamente.
Mi rivolgo a Lei perché ho sen- tito nel congresso fatto que- sta estate che Lei, parlando di carcere, usava queste parole: “prepotente urgenza”. Sono passati 5 mesi e dov’è questa urgenza?
Volete farci credere, a detta della neoministro della giu- stizia Dott. Paola Severino, di poter risolvere il problema del sovraffollamento carcerario con pene alternative e brac- cialetto. Il famoso braccialetto costato allo stato in 11 anni 110 milioni di euro di contratto con Telecom e mai usato o, se usato, in poche occasioni. Beh, questo potete farlo credere alle persone che non sanno come si svolge la vita carceraria e sono “ignoranti in materia”, ma non a noi che il carcere lo viviamo, così come le nostre famiglie. Bisogna ammettere che L’on Marco Pannella ha pienamen- te ragione quando parla di amnistia e indulto, che sia l’u- nico modo possibile di svuo- tare le carceri e ridare dignità alle persone. Provvedimento che dovrebbe essere seguito da una riforma della giustizia, altrimenti come i benpensanti dicono si fa “la fine dell’indul- to del 2006”. Quello che io e tanti detenuti ci domandiamo: ma c’è voglia di risolvere que- sta “prepotente urgenza”? C’è voglia di informare l’opinione pubblica di come si vive in car- cere?
Opinione pubblica che ci vede come i mostri da tenere segre- gati in gabbia senza nemmeno conoscerci e disposta solo a discriminarci. Vogliamo par- lare di quanta gente è reclusa in carcere in attesa di giudizio, che fino a prova contraria è in- nocente?
Persone che aspettano anni per un processo per far valere la propria innocenza e intanto re- stano recluse, rovinandosi l’esi- stenza perché perdono il lavoro e magari la famiglia!!
E magari vengono un giorno assolte?
Signor Presidente della Repub- blica, lei sicuramente saprà, come sappiamo noi, che la giu- stizia italiana fa acqua da tutte le parti e che il carcere uccide, perché, come le dicevo prima, distrugge le persone fisicamen- te e psicologicamente fino a far- gli togliere la vita.
Non le sembra che questo sia grave? Sbaglio o quando si en- tra in carcere lo stato dovrebbe prendersi cura di noi? E Lei che è il capo dello stato come può tollerare questo? Come può tol- lerare il fatto che in Europa sia- mo, se non l’ultimo, uno degli ultimi paesi che non garantisco- no umanità nelle carceri?
Caro presidente, forse siete troppo impegnati a togliere le ultime briciole di pane alla po- vera gente con questo tipo di manovra e a badare solo alle Vostre tasche, quando con una riforma della giustizia lo stato potrebbe risparmiare milioni di euro, euro che purtroppo nei carceri sono rimasti pochi o niente – nelle patrie galere si fa fatica anche a mangiare e si vive in una situazione igienica non conforme nemmeno alle bestie.
Con questo, Signor Presidente, vorrei porgerle i miei sentiti au- guri di Buon Natale.
E non si scordi di noi.
RORHOF