PRISON CHRONICLES / 2011 N.9
CARO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA MIO FRATELLO D'ITALIA
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Da mesi e mesi non si parlava o scriveva di altro: la grande Repubblica d’Italia si apprestava a festeggiare i 150 anni di unità nazionale… Questa ricorrenza, questo grande evento che unisce tutto il Paese, era ed è stato cosi importante per tutti gli italiani, che il Parlamento di questa grandissima Nazione unita è riuscita a malapena a decretare il 17 Marzo giorno di festa nazionale solamente qualche settimana prima della ricorrenza. Probabilmente i cervelloni chiamati “ Onorevoli “ erano cosi stravolti dai vari problemi riguardanti il Bunga-Bunga, che solamente qualche calendario trovato per caso sarà riuscito a riconnetterli in tempo. Il Paese poi era cosi incredibilmente unito, che le “cravatte verdi”, del bianco e del rosso proprio non volevano saperne, mentre gli amici sudtirolesi partivano in massa per Vienna ed Innsbruck pur di non partecipare alla grande festa. Caro Presidente della Repubblica da 150 anni cosi unita da far ridere mezzo mondo, sono italiano anche io, detenuto ma purtroppo italiano. Vorrei chiederle, visto che durante questa importantissima ricorrenza anche e specialmente Lei non ha fatto altro che ricordare l’importanza dell’Italia nel mondo o ad esaltare la democrazia di questo Paese, sé i suoi discorsi siano frutto di una vera e profonda convinzione, o sé come penso, frutto delle convenzioni. Avendo in carcere tanto tempo a disposizione per l’ozio – cosa che mi accomuna ai politici – io personalmente ho seguito tante delle varie trasmissioni in materia di Festa Nazionale o letto tanti degli articoli in merito sui vari quotidiani. Mi chiedo solamente sé voi cosiddetti “Onorevoli” ed “Eccellenze”, a cominciare dal più sfigato Parlamentare emerso dalle compravendite di Deputati, fino ad arrivare a Lei Presidente di questa unitissima Repubblica d’Italia, vi rendiate veramente conto di ciò che realmente accade in questo Paese. A parte che siamo innanzitutto una delle più divise Nazioni d’Europa ed alcune di queste divisioni sono storicamente ancorate nel linguaggio di tutti noi italiani. Basti pensare al termine “mezzogiorno” per comprendere senza difficoltà il divario d’italianità tra nord e sud del Paese. Siamo governati da una maggioranza cui fa parte un partito con da sempre chiare idee secessioniste, la quale politica verso “Terroni” – come ne è uno anche Lei – passa attualmente in secondo piano solamente grazie alla crisi economica, a Lampedusa e Manduria, o al Bunga-Bunga. In questo Paese è letteralmente scomparso il ceto medio e proprio questa sempre più nettissima divisione tra i ceti sociali rappresenta il problema più grave per tutti noi Fratelli d’Italia, in quanto proprio questo divario tra persone di prima e seconda classe incrementa tutte le emergenze e favorisce la criminalità. Per non parlare del grave problema che riguarda tutti noi detenuti e non: la Giustizia. Da una parte tutti voi, i Santoni del Paese, in parte capaci di vari crimini senza doverne mai pagare le conseguenze e magari anche con la possibilità di piegare le leggi ove si renda necessario, dall’altra magari il povero Tunisino o lo sfigato di turno che per mangiare e sopravvivere vende 10 grammi di Haschisch, per poi pagarne le conseguenze con un paio d’anni di galera, che alla fine non avranno cambiato nulla in meglio, anzi nulla, perché quando sarà libero, con i Governanti o presunti tali, i disoccupati saranno aumentati, il lavoro sarà sempre più scarso, la vita ancora più dura, quindi gli converrà vendere cocaina perché prima di tutto rende di più, inoltre perché in questo Paese uno spinello equivale ad una siringa che provoca overdose e morte. Il bello, è che gli Onorevoli hanno anche l’opportunità – sé non il piacere – di poter definire i Magistrati “Briganti giudiziari” – “Toghe Rosse” – “Talebani” – “Brigate rosse” ecc. Non oso immaginare cosa succederebbe se noi detenuti nelle tante carceri italiane ci presentassimo ai nostri processi con un tale biglietto da visita. Caro Fratello d’Italia, questo Paese a differenza di ciò che Lei esprime nei suoi discorsi, ha ben poco di cui essere fieri… Siamo da sempre un Paese di scandali, con decenni e decenni di infiltrazioni mafiose, terroristiche ed eversive che si annidano forse anche nelle istituzioni. Brigate rosse – Mafia – N’drangheta – Camorra – Loggia P2 – sono solamente una parte della storia del Paese, anzi proprio una parte storica del Paese, cosi come lo sono i vari Armani, Fiat, Benetton, Versace, Ferrari, ecc. La Legge è uguale per tutti! Questo è un dettato costituzionale. Ma viene applicato veramente sempre? Io ho conosciuto qui dentro dei poveracci che scontano mesi e mesi di galera, se non addirittura anni per essere entrati nel nostro Paese senza permesso di soggiorno e neanche sono riusciti a capire cosa hanno fatto di tanto male… Per non parlare di noi, poveri cretini caduti nella ragnatela della “Giustizia”.
Credo che nessuno di noi voglia o possa criticare la sacrosanta necessità dell’esistenza di una Giustizia vera, leale ed uguale per tutti e capace di rispettare sia le regole del Codice di Procedura Penale, sia gli articoli della Costituzione, ma credo che per qualsiasi Essere Umano passato per le nostre patrie galere resterà alquanto difficilino capire perché in Italia una detenzione comporti la quasi totale perdita della dignità. Fortunatamente le scrivo dalla Casa Circondariale di Bolzano, dove innanzitutto si sente eccome anche in carcere l’autonomia della Provincia, come del resto in tutto il Sudtirolo. Anche grazie alle regole piuttosto liberali e più umane adottate dal nostro Direttore possiamo sentirci fortunati in confronto ad altri Istituti. Da mesi e mesi si promette una riforma della Giustizia, una riforma addirittura “epocale”, ma alla fin fine una riforma che punta inequivocabilmente a risolvere i grandi problemi -di uno o di pochi- la famosa legge ad personam.
Ma tutte le altre domande e i problemi veri?
- Attualmente non rischiate sempre più di trasformare le carceri in luoghi di tortura psicologica e scuole del crimine?
- È morale trattare un cittadino da colpevole prima ancora di essere giudicato definitivamente?
- Il numero illimitato di detenuti in tantissimi Istituti, costretti a stare pigiati nello spazio angusto di piccolissime celle, che dovrebbero contenerne solo due o tre, per più di venti ore al giorno, è a norma di legge?
- Il trattamento dei detenuti è conforme all’umanità e tale da assicurare la dignità della persona come impongono i principi costituzionali?
- L’igiene,il servizio sanitario, l’alimentazione,l’istruzione, il lavoro, sono sempre assicurati in funzione di un recupero reale dei detenuti?
- Le punizioni inflitte dallo Stato ai cittadini delinquenti sono sempre morali? Seguono veramente un principio etico?
- È umano ciò che stiamo vivendo?
- È efficace per un adeguata tutela della sicurezza sociale?
- Serve alla riabilitazione e al recupero dei detenuti?
- Cosa ci guadagna e cosa ci perde la società da un sistema del genere?
- Tutto ciò corrisponde veramente al bisogno delle vittime e al bisogno della difesa dei cittadini?
- Quale visione globale di uomo, di società e di giustizia è rappresentato da questo stato di cose?
No caro Presidente, questa visione di Giustizia non può e non potrà mai “rendere migliori”, piuttosto scatena l’aggressività, la reazione, l’odio, il desiderio di vendetta o all’inverso deprime l’individuo togliendogli ogni iniziativa, ogni capacità progettuale fino a farne una “cosa”, un alieno inidoneo a gestire se stesso in un qualunque consorzio civile. Il vero e unico senso della pena è nella costruzione di relazioni di responsabilità in ogni soggetto in stato di detenzione! Per raggiungere questo obiettivo c’è ancora molta strada da fare! Oggi ogni condanna ad una pena detentiva assume il significato di un “olocausto”, una condanna da scontare in carceri piene di sofferenze, malattie e suicidi…. Tutti coloro che governano sembrano sordi a tutto ciò, non vogliono vedere. La politica penitenziaria nasce dal concetto dell’esclusione. Sa cosa le chiedo fratello Presidente? Di ricordare a chi governa che esistiamo anche noi!
RORHOF